BAGLIORI A SAN PIETROBURGO | Recensione

T’amo creatura di Pietro,
Amo il tuo grave ed armonioso aspetto,
Il regale corso della Neva,
Delle sue rive il granito,
Delle tue cinte il rabesco di ghisa,
Delle tue notti malinconiche
Il diafano crepuscolo e lo splendore illune,
Quando nella mia stanza, scrivo, leggo senza lampada,
E sono chiare le dormienti moli
Delle strade deserte, e luminosa dell’Ammiragliato la cuspide,
E, alla notturna tenebra non concedendo il passo
Nel dorato cielo,
L’una alba a dare il cambio all'altra
S’affretta, dando alla notte mezz'ora.
Amo del tuo rigido inverno
L’immota aria ed il gelo,
Il corso delle slitte lungo la larga Neva,
Delle fanciulle i volti più vivi delle rose.
(Inno a San Pietroburgo)

A novembre, 196 anni fa a San Pietroburgo nasceva Fëdor Dostoevskij, uno degli autori russi più amati. Fin dall'inizio della sua storia questa città è stata caratterizzata dalle contraddizioni che la rendono unica e l’hanno designata la culla ideale per tante personalità sensibili nelle più diverse arti, dalla musica alla letteratura. 
AMO San Pietroburgo: malinconica, maestosa, affascinante, terribile, vigile sul Mar Baltico, sorta sul sangue e sulle ossa dei moltissimi operai che in pochissimo tempo hanno aperto alla Russia una nuova finestra sull'Occidente, è una città che non può lasciare indifferenti. 
Per celebrare Dostoevskij e il magnetismo della città che ha accolto parte della sua esistenza non c’è nulla di meglio che il nuovo libro di Jan Brokken, Bagliori a San Pietroburgo, edito Iperborea e uscito da poco in libreria.



Anche qui, come in Anime Baltiche (che ho recensito sul mio canale YouTube), l’autore tramite una serie di ritratti cerca di restituirci l’anima di una città tanto complessa, senza spendere troppe parole vuote nel descrivere direttamente le varie prospettive, le rive della Neva…E San Pietroburgo è una città talmente viva nelle sue particolarità, nel bene e nel male, che riesce a trasparire dall'esistenza di alcuni tra i più conosciuti artisti russi; Tchaikovskij, Dostoevskij e Anna Achmatova per fare solo pochi nomi. 
Questa volta però rispetto ad Anime Baltiche i contorni del libro sono più sfumati; mentre nel primo caso ogni capitolo racconta una specifica storia, qui ci troviamo davanti a qualcosa di più fluido. Proprio come quando si rivivono i ricordi, qui Brokken, rivivendo le varie visite a San Pietroburgo a partire dalla prima che gli ha stregato il cuore, rievocando le passeggiate per la città che lo avrebbero portato a esplorare i luoghi dove tanta arte è fiorita, ci restituisce un’emozione dopo l'altra. Ho trovato meno sistematicità, ricordi richiamano altre immagini, senza comunque perdere il filo del pensiero. L’autore è chiaramente innamorato di questa città, ma non per questo trascura di riferire anche le volte in cui tra le sue bellezze si sono manifestate le peggiori ingiustizie. 
Perciò vi consiglio caldissimamente di buttarvi nella lettura e lasciarvi incantare dal richiamo ammaliante di San Pietroburgo. Non mi dilungo ancora perché ogni altra cosa aggiunta sarebbe davvero superflua, correte a prenderlo.
Fatemi sapere che cosa ne avete pensato voi leggendo questo libro meraviglioso, vi è piaciuto?
A presto,

Nierë

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