MADAME BOVARY | Immaginazione è sempre fuga dalla realtà?
Avete mai provato la sensazione bellissima di prendere dalla
vostra libreria un classico che da tempo è in attesa della vostra attenzione?
Quel romanzo che tanto avete studiato a scuola e voi ora leggete d’un fiato.
Arrivate alla fine, all'ultimo punto d’inchiostro e vi rendete conto che c’è
davvero qualcosa di senza tempo tra le righe di quel classico che avete appena
terminato. Spesso, sotto sotto, ci si sente in obbligo di leggere le pietre
miliari della letteratura mondiale e nonostante tutto, che alla fine ci sia
piaciuto o no, quel classico lascia in noi degli spunti di riflessione tanto
forti da farci arrovellare giorni per venire a capo. Vi è mai capitato?
Bene, mi è appena successa una cosa simile con il
famosissimo romanzo di Gustave Flaubert, Madame
Bovary. Era da tempo che pensavo di affrontare questa lettura, di cui
conoscevo gran parte delle qualità formali e soprattutto la forte carica
innovativa che ebbe nel panorama letterario di metà dell'Ottocento. E alla fine ho potuto
finalmente riscontrare l’effettiva portata dell’opera di Flaubert, le cui
descrizioni così vivide mi hanno fatto detestare dal primo all'ultimo istante
Emma Bovary. Non vorrei quindi trasformare questo post in una recensione;
d’altro canto che cosa dire che non sia già stato detto su trama e forma?
C’è un punto che però mi ha portato a riflettere molto e di
cui vi volevo parlare; un concetto che ha molto a che vedere anche con la
letteratura fantasy e nerd. La protagonista, Madame Bovary è un’avida lettrice;
Emma si aspetta una vita tumultuosa, piena di eventi come quelli che mille
volte ha ritrovato nei sui romanzi; lei vive di illusioni da cui viene
bruscamente risvegliata nel corso della sua esistenza.
Questo suo comportamento mi ha fatto pensare a quante volte la letteratura
fantasy sia additata come inutile, come solo strumento di evasione dalla realtà che
appare in confronto crudele e difficile da affrontare. Ma è davvero così?
Tante
volte mi capita, magari nei momenti più brutti, di rifugiarmi nel mondo della
fantasia, dove mi sento a casa, dove mi sento sempre coraggiosa, forte, in cui
vivo sempre splendide avventure, incontro personaggi incredibilmente perfetti
ad accompagnare il mio girovagare. Ricerco spesso nella solitudine della mia
immaginazione la consolazione per i piccoli grandi problemi che mi sembrano
così irrisolvibili. A chi non è mai
capitato?
Nonostante tutto però trovo che i libri, nessuno escluso,
debbano lasciarci sempre degli strumenti per affrontare al meglio la vita
reale. Dalla semplice frase motivazionale al messaggio filosofico, dal
consiglio pratico all'esperienza di vita che ispira la nostra, ogni libro ci
dovrebbe lasciare un qualcosa di utile. Ammetto che vagare tra i verdi sentieri della
Contea o affrontare il più terribile dei nemici con il gruppo degli Avengers a
volte sembra una prospettiva molto più allettante rispetto al pensare alle
bollette da pagare, agli amici che abbiamo deluso, all’amore che non troviamo, eccetera. Tutto questo è piacevole, ci fa sentire bene … ma poi la sveglia
arriva sempre che lo si voglia o no. Sta a noi quindi capire come portare
quello che sentiamo e impariamo con la lettura nella nostra vita quotidiana, sta a noi mediare.
Cerco di tirare le fila di questi pensieri sgangherati:
- Un genere letterario ci può piacere oppure no, e su questo siamo tutti d’accordo, i gusti sono gusti; ma accusare il fantasy, la fantascienza o i comics di essere SOLO inutili, libri per bambini (che poi che vuol dire!?) e SOLO materiali per evadere dalla realtà vera è una CAVOLATA! È un pregiudizio, è fare di tutta l’erba un fascio che trovo insopportabile.
- La letteratura nerd e fantasy certamente possiede una componente di intrattenimento più alta rispetto ad altri generi e comunque non c’è nulla di sbagliato nel volersi rifugiare per un po’ nella nostra fantasia, anzi.
- Ciò che più rende un libro prezioso è che, a qualunque genere esso appartenga, se ben scritto, possiamo prendere qualcosa da portare con noi nella vita vera per renderla una vera avventura anche se magari non ci saranno draghi da affrontare o città da salvare.
Tutto questo si è creato nella mia testa alla fine della lettura di Madame Bovary, mi crederete fuori di testa. In realtà però, questi sono argomenti che mi stanno molto a cuore e vorrei sapere un po' le vostre idee a proposito.
Fuggite mai nella vostra fantasia quando le cose si mettono male nel quotidiano? Credete che sia un atteggiamento completamente sbagliato e immaturo? Pensate che anche nel racconto più incredibile si possa trovare un tesoro da utilizzare nella vita "reale"?
Fatemi sapere e discutiamone un po' insieme. Ci vediamo alla prossima post-avventura,
Nierë
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